La Confsal ha partecipato al Convegno organizzato dalla CESI – Accademia Europa, che si è tenuto a Dublino nei giorni 25 e 26 giugno 2015, sul tema: “Meglio anticipare i cambiamenti e le ristrutturazioni nelle amministrazioni pubbliche in Europa: il ruolo dell’informazione e della consultazione dei lavoratori”. Ha aperto il seminario un intervento del Presidente della CESI- Accademia Europa, Emilio Fatovic, Vice Segretario Generale della Confsal, con delega per il Privato Impiego. Hanno partecipato importanti esponenti della CESI, tra cui il Segretario Generale Klaus Heeger, il Ministro della Ricerca- Sviluppo ed Innovazione con delega per la Pubblica Amministrazione del Governo irlandese Damien English, esponenti dell’Unione Europea, esponenti istituzionali che hanno rappresentato alcuni casi di specie di ristrutturazioni nella Pubblica Amministrazione, rappresentanti sindacali di numerosi Paesi Europei.
Tema centrale, l’importanza dell’affermazione del diritto di informazione e consultazione nei processi di ristrutturazione che, nel Settore delle Amministrazioni Pubbliche, non è ancora previsto dalle Direttive e dalle norme della Comunità Europea. In senso negativo, e’ stato rappresentato l’esempio della riforma della scuola in Italia dove, il mancato coinvolgimento delle parti direttamente interessate (sindacati, docenti, ATA e società civile), non ha impedito all’Esecutivo di portare avanti il suo (sbagliato ed avversato) progetto. Importante la considerazione che il coinvolgimento delle Parti Sociali, nei processi di informazione e consultazione, non deve essere solo un diritto, ma una buona prassi praticata ed applicata con convinzione, perché può dare un sicuro beneficio anche alla controparte, in quello che dovrebbe essere il comune intendimento da perseguire: avere dei servizi pubblici efficienti, efficaci, utili ai cittadini, che vengono forniti da personale coinvolto nel processo e motivato nel raggiungimento di obiettivi che sono stati condivisi.
La sensibilità dimostrata sul tema a livello di Parlamento Europeo, ancora non si è trasformata in norme immediatamente esigibili se non, in un Quadro di qualità (ricerca di buone prassi) da applicare a livello nazionale. Occorre pertanto ancora fare pressione, lavorare con impegno, perché si arrivi al più presto alla deliberazione di norme vincolanti, ma occorre, di pari passo, stimolare la sensibilità delle controparti per riconoscere con un pizzico di umiltà, che non guasta mai, il giusto ruolo che debbono occupare i lavoratori ed i loro rappresentanti nei processi di ristrutturazione, in virtù della loro diretta conoscenza del lavoro e dei problemi che giornalmente vengono vissuti e del loro sicuro interesse per il contesto di lavoro in cui vivono e si trovano ad operare. Molto interessanti, al proposito, alcuni casi di specie affrontati, che hanno dimostrato come con il dialogo sociale, con il coinvolgimento dei lavoratori e dei loro rappresentanti, si possono raggiungere dei risultati molto interessanti anche dal punto di vista economico e dell’efficienza del servizio, uniti ad un coinvolgimento del personale nel processo che, in difetto, non sarebbe certamente stato dello stesso livello. Certamente, in questo processo di coinvolgimento si debbono coniugare interessi diversi ed attori diversi, ma si deve cercare di mettere a fuoco il comune obiettivo di avere servizi che funzionino, servizi che rispondano al meglio alla loro funzione di soddisfare un interesse sociale, servizi che abbiano un costo il più possibile sostenibile e vengano offerti da personale coinvolto è motivato.
La continua ricerca di risparmi e di una non ben specificata efficienza – rispetto a che ed a che cosa, peraltro, andrebbe definito – non debbono far perdere di vista che l’obiettivo da raggiungere è quello di offrire dei servizi ai cittadini che rispondano alla loro funzione sociale e che il cosiddetto rapporto qualità prezzo deve essere misurato in maniera più ampia, non come semplice differenza tra somme e ricavi. Parimenti, occorre uscire dall’equivoco che privato “e’ bello” e che pubblico “e’ brutto”, perché non è un dato assodato ne’ condiviso, che il servizio pubblico non possa essere efficiente. Certamente lo deve essere, ma l’efficienza deve essere misurata, anche e soprattutto, nella logica della funzione sociale che esso è chiamato a svolgere e per la quale è stato istituito. Di pari passo e’ fondamentale il ruolo che il sindacato deve svolgere, un ruolo che deve essere svolto non dimenticando la funzione di difesa del lavoro per il miglioramento dei diritti dei lavoratori, ma un ruolo che deve saper interpretare al meglio la situazione in cui il sindacato è chiamato ad operare, ponendo sempre il lavoratore al centro del suo proprio interesse in un’ottica di lungo periodo, come di pari passo dovrebbe fare il management aziendale. Il tutto, a detta dei partecipanti al Convegno, in un processo di Dialogo Sociale in cui non venga considerato sufficiente il semplice avere un dialogo, in cui la controparte fa poi quello che ritiene piu’ opportuno indipendentemente da quello che le organizzazioni sindacali esprimono in termini di preoccupazioni e proposte, ma un processo in cui si abbia la certezza del coinvolgimento e della partecipazione del sindacato in quanto “portatore di interessi” dei lavoratori e del fatto che le posizioni rappresentate vengano tenute nella debita considerazione anche per una migliore gestione dei processi.